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Immagine del redattoreLivia Botta

2 - Rileggiamo le Linee d'indirizzo alunni adottati

Aggiornamento: 22 dic 2020


CONOSCERE LA CONDIZIONE ADOTTIVA

La parte introduttiva delle Linee d’indirizzo contiene le conoscenze fondamentali per una prima sensibilizzazione di docenti e dirigenti. Segnala la specificità della condizione adottiva e indica alcuni possibili fattori di vulnerabilità che potrebbero avere ripercussioni sulla scolarizzazione, con la sottolineatura, tuttavia, che ogni minore adottato è un caso singolo, che per molti di essi il percorso scolastico si snoda in modo sereno e positivo e che l'auspicabile attenzione mirata non dovrebbe trasformarsi in aspettativa di problematicità.

Si tratta di una sezione di estrema importanza, da considerare con attenzione prima di passare alle parti successive, più ricche di suggerimenti operativi. E’ infatti prioritario che ogni insegnante comprenda e tenga a mente la condizione esistenziale dei propri alunni adottati, così da usare al meglio la propria sensibilità e professionalità per calibrare proposte didattiche e modalità di relazione, anche oltre le indicazioni delle Linee d’indirizzo. Così come è importante che i genitori abbiano chiaro che eventuali vulnerabilità potrebbero rendere arduo il percorso scolastico dei figli e non raggiungibili le mete ipotizzate per loro.

Chi sono, dunque, i bambini adottati? Incontrarli ora nelle nostre scuole, curati e accuditi con affetto da genitori attenti, non deve farci dimenticare le situazioni complesse che essi hanno alle spalle. Si tratta infatti di bambini che sono stati allontanati dai genitori biologici per gravi trascuratezze, maltrattamenti, abusi, tossicodipendenza o alcolismo dei genitori; bambini abbandonati in luoghi pubblici, o rifiutati perché frutto di rapporti occasionali o interni allo stesso nucleo familiare. Tutti condividono il trauma della separazione dalla madre biologica e gravi carenze nelle cure primarie, a cui può essersi aggiunto un periodo di istituzionalizzazione caratterizzato, a seconda dei casi, da una relativa stabilità affettiva o da ripetute rotture di legami, quando non da maltrattamenti e abusi. Né va dimenticato il recente significativo aumento delle adozioni di bambini grandi, o con significative problematiche di salute o disabilità, o reduci da esperienze particolarmente traumatiche (le cosiddette special needs adoptions), in crescita negli ultimi anni.

Anche se la storia di ogni bambino è unica, dobbiamo ricordare che i minori adottati sono sempre portatori di una sofferenza più o meno grande che non si dimentica, che anche quando è precocissima resta inscritta nella memoria corporea. La frase che si sente spesso pronunciare “Era tanto piccolo, non si ricorda nulla!” è dunque sbagliata e frutto di ignoranza.

Altrettanto sbagliato è pensare, per esempio di fronte a certe crisi adolescenziali, “Ormai sono passati tanti anni, cosa c'entra l'adozione?”. Perché se è vero che l'adozione è la cura migliore per un minore abbandonato o allontanato dalla famiglia di nascita, è anche vero che essa richiede un faticoso adattamento, soprattutto per i bambini provenienti da altre culture. E' difficile l'inizio, che può rappresentare una nuova esperienza di sradicamento disorientante: nuovi odori, suoni, colori e paesaggi, nuove azioni di cura... Ma anche più avanti, in momenti critici dell'esistenza (tipicamente l'adolescenza) alcune vulnerabilità possono tornare in primo piano e mettere a dura prova sia il ragazzo che i suoi genitori.

Le eventuali vulnerabilità che in certi casi possono ripercuotersi negativamente sulla scolarizzazione riguardano difficoltà di apprendimento e difficoltà psicoemotive, a cui vanno a sommarsi, per i più grandi adottati internazionalmente, una carente scolarizzazione nel paese d'origine e la necessità di apprendere in una lingua, l'italiano, non ancora ben padroneggiata, nonché le eventuali problematiche relative all'identità etnica.


DIFFICOLTÀ DI APPRENDIMENTO E PSICOEMOTIVE

Numerose ricerche ci dicono che i minori adottati incontrano più spesso dei coetanei difficoltà di apprendimento. Disturbi specifici (dislessia, disgrafia, discalculia) sono presenti in percentuale quattro volte superiore alla norma, e anche generiche difficoltà scolastiche correlate a un'immaturità psicologica e funzionale si riscontrano con una certa frequenza. Ma le problematiche maggiori si riscontrano nell'ambito dell'attenzione, della concentrazione e della capacità di autoregolarsi: scarsa capacità di prestare attenzione a consegne e spiegazioni, di mantenere la concentrazione, di memorizzare, di organizzarsi, di lavorare in autonomia, iperattività, difficoltà nel controllo degli impulsi e nel rispetto delle regole sono tratti presenti in una parte non trascurabile dei minori adottati.

Le ragioni di queste difficoltà sono ascrivibili a fattori differenti, spesso in interazione.

In alcuni casi possono essere decisive le componenti biologiche. Il cervello umano si forma e si differenzia nelle sue funzioni durante il periodo prenatale, ma affina poi le sue funzioni fino all'adolescenza. Si tratta di processi in parte dipendenti da variabili genetiche, in parte sensibili alle interazioni con l'ambiente prenatale e postnatale del bambino. La malnutrizione o l'assunzione di sostanze nocive (alcol soprattutto) da parte della madre in gravidanza, così come un suo profondo malessere emotivo o fisico, possono provocare un rallentamento dello sviluppo cerebrale del bambino, con ripercussioni sulle aree dell'acquisizione del linguaggio, del grafismo, delle abilità visuo-spaziali e cognitive (memoria, attenzione, concentrazione), nei processi sociali ed emotivi (iperattività, difficoltà di autocontrollo). Nel periodo postnatale, lo sviluppo cerebrale può essere rallentato da un'alimentazione inadeguata, malattie, stimoli sensoriali e interazioni sociali carenti, vissuti traumatici.

Se questi sono fattori di rischio, non è detto tuttavia che gli esiti siano sempre drammatici. Molti bambini adottati non hanno conosciuto esperienze così negative da influire in modo significativo sul loro sviluppo neurologico; altri si sviluppano bene anche in condizioni difficili, probabilmente perché posseggono dei fattori genetici di protezione in grado di contrastare i danni delle esperienze avverse.

I vissuti difficili della prima infanzia possono tradursi in ostacoli all'apprendimento anche per ragioni di ordine psicologico.

La separazione dalla madre di nascita, le ulteriori interruzioni dei legami sperimentati dai bambini prima dell'adozione possono farli sentire “di scarso valore”. Aver vissuto situazioni traumatiche o di trascuratezza può indurli a percepire l'ambiente circostante (qualsiasi ambiente, anche quello attuale!) come ostile e pericoloso. La possibilità di fidarsi degli adulti (di tutti gli adulti, anche di quelli amorevoli e affidabili del contesto di vita attuale!) può risultare danneggiata. L'autostima carente può tradursi in sfiducia nelle proprie capacità e difficoltà a tollerare frustrazioni e insuccessi anche minimi.

Se pensiamo che l'imparare comporta il riconoscimento di non sapere (cioè la possibilità di tollerare la mancanza), la dipendenza da qualcuno che sa (cioè la possibilità di affidarsi), la possibilità di ricevere e assimilare, nonché il possesso di una buona dose di curiosità, ci rendiamo conto di quanto possa essere arduo il percorso scolastico per bambini che sono stati così feriti nel senso di sé durante la prima infanzia. Ne consegue la necessità che la scuola si configuri per loro come ambiente sicuro e protettivo, e che i genitori non si pongano mete scolastiche troppo ambiziose prima di conoscere le reali possibilità e doti dei propri figli.

Per saperne di più sulle conseguenze della trascuratezza emotiva nell'infanzia si può leggere sul sito www.adozionescuola.it (sezione Approfondimenti) l'articolo di Bruce D. Perry "Legame e attaccamento nei bambini maltrattati". Per comprendere le difficoltà che possono incontrare a scuola bambini che hanno vissuto esperienze avverse e trovare indicazioni su strategie per aiutarli si può leggere “Feriti dentro. Strumenti a sostegno dei bambini con difficoltà di attaccamento a scuola”, di Louise M. Bombèr (ed. FrancoAngeli).


Nella prossima puntata: "Conoscere la condizione adottiva: Cambio di lingua e scolarizzazione pregressa. Identità etnica".


Per saperne di più, puoi richiedere il fascicolo "Linee d'indirizzo alunni adottati. Isruzioni per l'uso" con una piccola donazione a sostegno del sito AdozioneScuola. Qui

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